“L’apprendimento senza aula”: multimedialità e potenzialità didattica on-line

di Carmela Palmieri

“Un gruppo è definito al meglio
come una totalità dinamica
basata sull’interdipendenza
invece che sulla somiglianza “
(Lewin)
Il concetto di “dinamica del gruppo” è introdotto in psicologia da Kurt Lewin per indicare le relazioni che interessano un qualsiasi genere di gruppo e che ne influenzano lo sviluppo e la condotta. Si ipotizza quindi, che il sistema delle relazioni e delle comunicazioni che caratterizzano un gruppo, possa essere considerato come una sorta di "campo", dove le forze si distribuiscono e si concentrano non casualmente, per seguire andamenti legati ad equilibri ed a tensioni connesse alla stessa vita associativa del gruppo stesso. All’interno di un gruppo, o fra sottogruppi infatti, si stabiliscono legami soggetti a un cambiamento che deriva da una interferenza fra le condizioni individuali, caratteristiche di ciascun partecipante, e quelle gruppali, dovute alle interazioni sociali e alle percezioni interpersonali.

La dinamica di gruppo si propone quindi di analizzare:

  • l’andamento delle relazioni gruppali;
  • la struttura delle relazioni gruppali;
  • Il fluire delle relazioni gruppali.

E’ possibile evidenziare una serie di caratteri comuni, che sono ritrovabili all’interno di ogni gruppo.

  1. Senso di radicamento o appartenenza.

    Si tratta del sentimento connesso al sentirsi appartenente a un gruppo; condividere questo regime di appartenenza con gli altri, sentirsi bene accettato e nello stesso tempo accettare l’altro individuo, proprio in virtù di un radicamento comune nel gruppo. L’appartenenza dipende da alcuni fattori principali, come l’identificazione e cioè la scoperta di una comune base ideologica, che sta a monte dei comportamenti e dei "credo" dei membri. Questa base ideologica può essere legata a vere e proprie filosofie di vita, credenze, idee politiche o passioni sportive… ecc. Un altro importante fattore di radicamento è l’omogeneità, dal punto di vista esteriore e comportamentale, a cui tende il gruppo.
  2. L’interdipendenza.

    L’appartenere ad un gruppo determina una interdipendenza fra elementi soggettivi ed elementi intersoggettivi, elementi cioè che appartengono alla intimità di ogni individuo ed altri appresi invece, a contatto con il gruppo di appartenenza. Le motivazioni, i comportamenti, gli atteggiamenti e le modalità relazionali, assumono connotazioni tali da rendere interdipendente in senso dinamico, il rapporto individuo-gruppo. Possiamo sostenere che la personalità sia in parte costruita sulla base di questa trama relazionale e gruppale. Ogni soggetto appare perciò (da un simile punto di vista) inserito in diversi contesti gruppali, come la famiglia, la scuola, altre comunità, che finiscono con il concorrere a formare la personalità e a orientarla in direzioni condivise a vari livelli: Il primo livello delle relazioni gruppali che identifica alla base della personalità di ogni individuo è la famiglia. Indubbiamente la realtà familiare contribuisce notevolmente al definirsi dei modelli comportamentali, ma è anche profondamente influente nella determinazione dei fattori emozionali, affettivi e relazionali. Il secondo livello delle relazioni gruppali; è rappresentato invece dalle diverse comunità frequentate dall’individuo e dalla sua famiglia. Si tratta di entità gruppali rispetto alle quali vale il senso dell’appartenenza, per cui si manifestano i principi già illustrati in precedenza, di una identificazione e di una omogeneità di gruppo. Il terzo livello delle relazioni gruppali; corrisponde infine alla società nel senso più largo del termine, con le variabili ad essa connesse, relative alla organizzazione più generale della cultura e delle norme sociali di ogni popolo.
  3. Coesione di gruppo

    La coesione rappresenta il grado di solidarietà che è presente fra gli appartenenti al gruppo. Occorre infatti condividere le regole per poter far parte di una entità gruppale. La coesione tuttavia, non sembra semplicemente collegata a fattori di natura razionale. Molti psicologi interessati ai processi sociali e collettivi, hanno messo in luce l’importanza dei fattori emotivi, che emergono nella costruzione della coesione di gruppo, come grado di riconoscimento del soggetto nei valori o nei "miti" propri del gruppo.
  4. Definizione di una leadership

    La definizione di una leadership all’interno di un gruppo, dipende dal grado di differenziazione di ruoli che ha prodotto una organizzazione in senso gerarchico. Il leader di un gruppo deve possedere alcuni requisiti riconosciuti dagli appartenenti al gruppo: una abilità tecnica speciale relativa agli interessi particolari dell’aggregazione; un buon livello di gradevolezza affettiva.
    La gestione del potere Kurt Lewin ha studiato le caratteristiche di gestione del potere da parte di un leader e distingue tre diversi modelli:
    1. leader autoritario: è colui che organizza la sua leaderschip basandosi esclusivamente sull’aggressività e la competitività del gruppo;
    2. leader democratico: coordina il lavoro degli affiliati al gruppo senza imporre un regime di controllo, ma accettando le divergenze e utilizzandole come risorse a disposizione;
    3. leader permissivo: accetta volentieri e stimola la creatività altrui, consentendo livelli di collaborazione molto aperti.
    Il gruppo classe:
    Per ciò che riguarda il campo educativo possiamo osservare come questa valutazione sulla leadership risulti interessante per ciò che concerne il rapporto fra allievi e insegnanti. Il gruppo-classe infatti lascia intravedere al proprio interno dei movimenti che si traducono in condotte relazionali e comunicative legate al modo di gestire la classe da parte degli insegnanti. Sulle problematiche della leadership possono senza dubbio intervenire anche aspetti collegati al gruppo orizzontale dei pari, ma maggiore influenza è da attribuirsi al ruolo degli insegnanti e al loro modo di operare insieme, pianificando la conduzione della classe per tentare di mantenere condotte non troppo sbilanciate sul piano del potere comunicativo e relazionale nel gruppo. La problematica della leadership reca con sé una valutazione della differenziazione dei ruoli all’interno del gruppo.
    Possiamo così identificare:
    1. soggetti che svolgono compiti di leader ;
    2. soggetti che leader non sono , ma che hanno comportamenti da leader: sono abbastanza capaci di creare relazioni positive con gli altri, mostrano di avere e di ottenere preferenze dagli altri del gruppo, sono abbastanza sereni.
    3. soggetti gregari , che seguono i leader o i non leader con comportamenti da leader in modo passivo, adeguandosi alle scelte e ai desideri degli altri.
    4. soggetti isolati , che appartengono al gruppo in modo marginale, condividendo di riflesso una idea di appartenenza e stringendo rapporti fragili e sporadici.
  5. La socializzazione.

    Scrive U. Galimberti: la socializzazione costituisce un aspetto della realtà microsociologica, che la dinamica di gruppo concorre ad approfondire fino a coglierne gli aspetti più profondi, legati ai fini che essa si prefigge.
    Tali fini sono:
    1. il raggiungimento di un livello di sicurezza
    2. il controllo della dinamica della colpa perché il super -io paterno si trasforma in super-io di gruppo più facile da controllare;
    3. l’accelerazione dei processi di apprendimento perché il gruppo serve da feedback continuo mediante il paragone con gli altri, e quindi come mezzo per conoscere continuamente i risultati raggiunti;
    4. l’aumento dell’efficienza e della funzionalità delle difese perché, seguendo la legge del successo all’interno del gruppo, verranno ad essere potenziati quei meccanismi che hanno determinato un effetto positivo, e verranno abbandonati quelli che, al contrario avevano fallito in loro scopo;
    5. l’influenza sul ritmo di sviluppo intellettuale per il rapporto che esiste tra processi intellettivi e linguaggio, e tra il linguaggio e la comunicazione che nel gruppo è potenziata;
    6. la maturazione affettiva facilitata nel gruppo rispetto alla condizione isolata e, controllata nelledelle pulsioni che l’individuo può anche non saper regolare da solo" (1992).
    Per Lewin, in definitiva, la vita di gruppo si sviluppa in un sistema di tensioni, sia positive che negative, corrispondente alla reti di relazioni che si sviluppano tra i membri; il comportamento del gruppo viene così a consistere in una sequenza di operazioni tendenti a risolvere queste tensioni, per ristabilire un più o meno stabile equilibrio.